Caro tu,
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Che tu ci creda o no, sono su un gommone, ho uno smartphone con me e riesco a scriverti questa lettera. Tu sei qualcuno nel "mondo della fortuna" e io sto attraversando questo mare per raggiungerti, perché il mio non è più sicuro. La cosa assurda è che non ho mai provato tanta paura quanto quella che sento in questo momento.
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Sono una donna e qui siamo più di cinquanta, bambini compresi. Per essere chiari, so che questo gommone ne può contenere solo venti. Un'altra cosa che so è questa: ho dovuto lasciare le persone che amo perché essendo la più giovane della famiglia, sono anche l'unica che ha la possibilità di guadagnare soldi da mandare a casa. Chi è rimasto ha sempre fame e a volte ne muore. Ma soprattutto loro hanno pagato questo viaggio, risparmiando per anni. Quando sono partita, tre mesi fa, non sapevo che vivere è morire con le persone che ami. La morte invece è su questa barca.
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Tutto quello che ho con me è un sacchetto di plastica. Dentro un paio di scarpe che tengo da parte per la terra, un cambio di biancheria intima e la foto della mia famiglia. Ho rubato l'unica foto che abbiamo perché loro possono vedersi, non ne hanno bisogno. È tutto. Sì ho anche dei soldi ma so che non valgono nulla, qualora ce la facessi.
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Non riesco a vedere il mio futuro, e questo non è perché non so se ce la farò. Il futuro che apparteneva alla "me" è rimasto a casa con lei, non al corpo che sta viaggiando.
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Comunque ti scrivo perché ho una richiesta da fare e tu puoi aiutarmi. Indipendentemente da quello che proverai per me quando arriverò nel tuo mondo, qualunque sará la tua opinione sull'istinto che questa mattina, stupidamente, mi ha fatto saltare su questa barca, simile a quello che ti fa prendere un bicchiere d'acqua quando hai sete, per favore promettimi che non incontrerò mai più queste persone. Non posso permettermi i ricordi della paura che sto vivendo. Non posso.
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S.