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3 MAGGIO - DOMENICA

 

Ricordo che al liceo avevo una professoressa, la signora Pisello (il nome glielo abbiamo dato noi perché vestiva sempre in verde). Era un'amica dei miei genitori, ma allora non lo sapevo.

 

Un giorno ci ha assegnato un compito che ha chiamato "scrittura creativa" e, ci disse, per renderlo ancora più divertente, potevamo farlo in modo anonimo, scrivendolo al computer e postandolo nella scatola per messaggi che teneva sulla scrivania. Ne approfittai appieno scrivendo tutta una serie di balle su un litigio che la sera prima avevo avuto con la mia ragazza (inesistente allora). Scrissi che la cosa mi aveva sconvolto e aggiunsi anche qualcosa di forte. Credo che chiamai la mia ragazza una cagna egoista e scrissi che la causa della discussione era stata la sua accusa che io non ero abbastanza uomo per lei. Naturalmente la professoressa Pisello non poteva sapere chi avesse scritto quella pagina. Tuttavia, leggendo il mio compito alla classe, ebbi la netta impressione che sapesse che l'autore ero proprio io. Feci del mio meglio per non arrossire ma non so se ci riuscii davvero. Comunque, lei era così arrabbiata e delusa perché secondo lei stavamo sprecando il nostro tempo con certe cose e che alla fine queste avrebbero minato il nostro "approccio creativo alla vita", lo chiamò così. Era visibilmente turbata perché andò avanti per un sacco di tempo, ignorando completamente quello che avevano scritto i miei compagni.

 

Alla fine della lezione sentii che dovevo fare qualcosa, soprattutto perché ci aveva minacciato con un altro compito da fare nel fine settimana. Volevo evitarlo a tutti i costi. E fu così che durante la ricreazione le chiesi se potevo parlarle e le dissi che quello che aveva appena letto era il prodotto della mia creatività. La professoressa Pisello si bloccò e disse che non avrei mai dovuto rivelare la mia identità. Poi aggiunse che essere creativi non significa mentire e che potevo ritenermi fortunato perché aveva deciso di non mettermi una nota. Io, da stupido che ero, ebbi il coraggio di sottolineare che essere creativi significa proprio usare l'immaginazione e che secondo me era esattamente quello che avevo fatto. La sua risposta fu di assegnarmi un altro compito da consegnare il lunedì successivo. Comunque riuscii a evitare la stessa sorte ai miei compagni.

 

Tutto questo mi è tornato in mente oggi durante il pranzo dai miei. Mi hanno detto che avevano saputo che la professoressa Pisello era morta e che stava male da un pó e quindi se lo aspettavano. Abbiamo finito col parlare di lei e così ho scoperto oggi che i miei sapevano del nostro diverbio sull'idea di creatività. Ho anche scoperto che il fine settimana del compito di punizione sul tema realtà e finzione, la professoressa chiamò i miei genitori per dire che forse si era sbagliata e che voleva passare a fare due chiacchiere con me per spiegarmi la situazione. Ma i miei dissero che dopotutto passare un weekend a fare i compiti non poteva farmi alcun male e promisero che mi avrebbero passato le sue scuse. Cosa che non fecero.

 

Scrivo perché questa storia per me non ha senso, a parte il fatto che se la professoressa Pisello allora si fosse scusata o semplicemente avesse detto che forse aveva fatto un errore, allora non le avrei attribuito il mio amore per la scrittura.

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